Senza titolo 53

Achille e la tartaruga. Da quando l’uso dei peer-to-peer si è fatto massiccio è invalsa l’abitudine di affrontare la questione ‘etica’ e se si vuole ‘romantica’ dell’ascolto preventivo e -ad oggi- illegale di dischi che devono ancora vedere l’uscita materiale nelle usuali rivendite. C’è chi scarica per comodità e ristrettezze economiche (ne faccio parte, aggiungendo il ‘dovere’ di ascoltare tante nuove realtà), e là si ferma; chi scarica magari dal sito della tale band, e poi la unge di soldi online o alla vecchia maniera; infine chi puristicamente attende, con stoicismo anche ammirevole, l’uscita palpabile.

Il quesito successivo, tra i downloaders di lungo corso, è se si riesca o meno a concedere tanti e ripetuti ascolti a ogni singolo disco, o non piuttosto ci si trova costrett* a una selezione drastica e a volte crudele, salvo ripescare a distanza l’album originariamente reietto. Certo è che un tempo neanche tanto lontano a dischi decisamente validi si riservavano i migliori momenti della giornata, e ce ne voleva uno di pari livello per scalzare dal lettore il favorito del momento. Oggi le selezioni shuffle ti offrono la panoramica di quanto coscienziosamente acquisisci, ma difficilmente ti portano a valutare tutto e bene, e in contesti omologhi (leggi: tutti i brani di un solo disco).

Di recente ho notato l’emergere di un ulteriore fenomeno, non nuovo nel concetto quanto nella forma: la dicotomia fra chi si premunisce alla comparsa digitale di advance dai lavori futuribili, e coloro i quali arrivano con un sensibile delay alla scoperta degli stessi, a quel punto già masticati e digeriti dal popolo dei p2p. Ora: non è ancora una legge -nè mai lo sarà, verosimilmente- il dover smanettare prima per procurarsi tracce agibili al mercato reale solo qualche settimana in avanti (e, come tengono a dire i perfezionisti, pure compresse e perciò di suono non ortodosso), e questo è del tutto comprensibile all’ascoltatore privato. Però suona stridente come nel ‘mondo reale’ delle comunicazioni, delle produzioni di spettacolo, della pubblicità e del marketing un qualsiasi prodotto, o tendenza, o ultimo grido arrivi quando l’ambiente internet già vi è avvezzo, se non l’ha già cassato. Mi riferisco all’utilizzo tardivo, da parte di mondi adiacenti a quello musicale, di generi e sottogeneri affacciatisi a ribalte old mediatiche -per dirla con il famigerato Nicoletti- come supernovae, mentre nel Virtuale altri item sono sulla rampa di lancio. ‘Le conseguenze dell’amore’ nel 2004 spara in colonna sonora ‘Scary world theory’ dei Lali Puna? "Ah, che bella novità", legge su di un magazine generalista la casalinga di Voghera mentre si rifà i ricci (sono l’unico a trovare stantio, oggi, l’amato Morr sound, specie ove non ‘contaminato’ dalla forma-canzone?). Alle sfilate di Pitti la musica portante è l’elettroclash, nel 2005. "Giusto, al passo coi tempi…", fa il commentatore televisivo strizzando l’occhiolino. "Digei, mettimi del panfànk, voglio sentire queste cose nuove", dice la post-teenager che si documenta via radio… come quando i feticci dei paninari giunsero nell’87 alla periferia dell’Impero, e al Burghy di Milano si erano serviti due ore prima gli ultimi milkshake.

Gaudeamus. Si è laureato Max… il primo blogger a postare la sua tesi in fieri a puntate nel blog mesi prima della sua lettura ufficiale… un fine dicitore tanto perverso da addormentarsi solo dopo aver letto Il Riformista… Non sfugge alle cronache l’irrituale discorso di conferma da parte del presidente della commissione: "Dottor B*******, anche tutti noi ascoltiamo il Cane Broccolone!"… Congratulations, and celebrations!

Robin Hood. Il nuovo singolo degli Afterhours.

 

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