Senza titolo 52

Nuccàpita, ma sse capita… (che figura ci faccio, shcuz’?) Sconvolto dalla messa in onda, di notte dopo le 3:30 su Italia1, del MegaSalviShow, stanotte in ferrea concomitanza con un lavoro "da niente" come l’Edipo Re di Pasolini, cerco di leggere in ogni aspetto della realtà un sintomo o un parallelismo alle mie scialbe vicende private. Piove una possibilità di lavoro fra coppa e collo, come si dice qua, e subito se ne rintana perché "la ragioneria generale potrebbe non autorizzare la spesa per il tuo stipendio"… Legge di Murphy, lo sapete no. Non bastasse, dopo quattro mesi di latitanza nei contatti mi chiama l’editore di InEsco e se ne esce con "per la presentazione della rivista, avevo pensato…", come se niente fosse, e come se mi avesse pagato pezzi scritti e mai pubblicati. Allora una persona di media struttura, per dirla col mio oste [meglio: con uno dei miei due, tre, quattro osti abituali], che per dirne una gode nell’accarezzarsi le basette cresciute, accoglie due dei migliori amici possibili che la natura può mettere a disposizione -eccetto i cani- e dimentica lo stereo acceso quando esce assieme a loro per il rito dello spriz. Torna, e appena le chiavi imbucano la toppa, sente Max Collini che nomina (via) Maresciallo Tito. Che bello il ritorno al mondo di ovatta delle illusioni… una botta di vita… a conti fatti, posso ringraziare che sul piatto non scorresse la disarmante (ancorché lucida e commovente) saga delle pantofole De Fonseca…!

Moo-6. Il finale di stagione del Discanto è da incorniciare: venerdì gli Artemoltobuffa compieranno un relativo tratto di strada e si esibiscono prima agli strumenti e poi ai piatti; martedì 5 aprile invece, data cruciale nella storia del digei enver in quanto, a 18 anni, espresse la sua prima preferenza elettorale nel giorno del compleanno (che arzigogolo), potremo scoprire con largo anticipo su tanta parte del mondo le qualità canore e compositive di Aimée Portioli, olandese di Bassano che rinverdisce la tradizione delle chanteuses. Direttamente dall’ultimo MEI, qualche fiore.

E’ comparso in rete il primo video dell’emergente Happy Bigdick, un talento da seguire… da Venice (Beach), CAlifornia…

…e stavolta traversiamo il Kattegat per incontrare gli Epo-555, band… juventina (apprezzate l’autoironia! con la speranza che siano autoironici anche i milanisti…) che aggiorna il synthpop come, tre quarti d’ora di traghetto più a nord-est, fanno tra gli altri Tribeca e (ultimi) Radio Dept. Nel sito splendide foto live (alcune ritraenti un invitante, biondo, giovane pubblico femminile…), spillette che davvero impreziosiscono di pennellate l’indumento che le porta su di sé, e un tot di buoni mp3.

Amici che producono / 2. Torino per me è uno stadio, anzi due; qualche viale ordinato e geometrico, un festival del libro dove presto mi sono ambientato, e sempre più una serie di persone la cui conoscenza è stata veicolata in maniera non secondaria da queste e altre pagine. Torino è la musica che la pervade, i Murazzi e i centri sociali, le lotte operaie e la placidità del lungofiume verso Superga. Sì, Torino per me è Superga. E delle lunghe tende verdi orizzontali nei condomìni, più riscontrate altrove.

Quella ‘sabauda’ è una scena attiva e in continua evoluzione, capace di lanciare nomi ormai imprescindibili e storici, e proporre in continuazione possibili rimpiazzi. La vitalità e soprattutto la capacità di fare modello a sé sono testimoniate con brillantezza dalla raccolta To_Potlach, assemblata nel tempo dalla cura di brother Enzo Palatella e di Andrea ‘Loser’ Girolami, e che vedrà la luce del web il prossimo 15 aprile, attraverso la pubblicazione -in entrambi i loro blog- di tutti i pezzi in mp3.

La particolarità della selezione è che agli artisti è stato chiesto di proporre non già un proprio inedito, ad esempio, ma una cover di un altro pezzo magari agganciato a un passato prossimo o remoto, di altri musicisti torinesi, alcuni molto affermati; questo rende il senso dello ‘scambio’, del ‘Potlach’ dei nativi d’America da cui il titolo. Così troviamo gli Wah Companion (il side project del chitarrista degli Africa Unite, Ru Catania) che ‘coprono’ di rock la sempreverde ‘Agosto’ dei Perturbazione, e il redivivo Mao solfeggiare posato sull’anthem antagonista ‘Gridalo forte’ dei Fratelli di Soledad, non togliendo niente del pathos primigenio anche in una stesura così volutamente dimessa. E ancora un Alessandro Casalis porta l’alt.blues in ‘Nuvole rapide’ dei Subsonica, preceduto dall’ennesima grande prova di Stefano Giaccone, ossia la riverniciatura dei ‘duri’ Mirafiori Kidz. Per non dire dello scherzo combinato a… Rita Pavone dai Terzasfera (il reggae elettrizzato invade la vintage ‘Lui’) e della dolcezza twee dei Too-Tiki alle prese proprio con Mao. L’eterogeneità come si vede è un valore aggiunto, e raggiunge il suo apice qualitativo con il ripescaggio di un nome come Enzo Maolucci, dimenticato cantautore della mala e delle osterie tristi nei Settanta del piombo, quando si sparava ogni giorno anche se Torino non era New York. L’etica e pure l’ironia della morte che non gode di riflettori in un testo di per sé assai musicale, per un autore assolutamente da (ri)scoprire. A cantare sono i credibili Figli Di Guttuso, a editare come detto gli ottimi Enzo ed Andrea, a ringraziare sono io. Via col pezzo.

 

 

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