Senza titolo 101

Mi chiamo Sergio… Addio Maestro Endrigo. Addio a un nobile esternatore dell’intimo umano, fiero e tormentato. Lo sguardo sempre basso, il dolcevita, scarsi sorrisi se non in vecchiaia. La coerenza, ecco cosa. Lo vidi in una sofferta performance a Roma (Castel Sant’Angelo) nell’agosto di due anni fa: nonostante fatica e amnesie, ha tenuto il palco con garbata dignità, infilando anche qualche frecciata non lieve ai vari potenti. Ché oggi siamo quello che siamo, ma l’Italia è sempre stata un ‘dolce Paese‘. Nel momento in cui nei blog fa capolino la discussione meritocratica sui cantautori storici, non è scontata piaggeria riaffermare che il triestino, con Tenco e Piero Ciampi, sia fra i miei preferiti assoluti. Adesso vedrete che, malcostume italico, lo scopriranno in tant*, nei media. Un album tributo non si nega a nessuno, De André poi l’hanno saccheggiato, Gaber quasi, Battisti no perché è ancora troppo sacro (ogni città a mio avviso dovrebbe dedicare una piazza o una strada al più grande cantautore pop di sempre). Questa volta la Mannaia poteva veramente rivolgersi altrove. Un inchino.

IndieTop. L’appuntamento mensile con Indiepop.it reca questo settembre una pregevole aggiunta: è pronto infatti il ‘catalogo’ dei cento dischi più decisivi della storia dell’indiepop. Di mio ci sono i paragrafi su ‘A different lifetime’ degli Spearmint e  su ‘Work and non work’ dei Broadcast, quest’ultimo riscritto e apparso online alfine dopo un certo travaglio. Capisco Gabriele ("perché Broadcast sì e Stereolab no?"), ma soprattutto sono a ringraziare coloro che mi hanno accolto alla loro tavola per adempiere anche a questa esigenza: Salvatore, Alessandro e Fabio. Di seguito, ecco la prima stesura del pezzo sul disco ‘rosso’ dei Broadcast, scartata perché troppo personale:

"Questa è una storia di tenerezza. Di un ragazzo, una ragazza e un disco.
I due ragazzi vivevano distanti, la musica li univa e cementava. E’ stato un accidente a farli incontrare, è stata Accidentals a ricongiungerli, nei reali effetti del termine.
La miglior colonna sonora possibile per una porta che si apre dopo mesi, per qualsiasi primo appuntamento. Il ragazzo e la ragazza non lasciano niente al caso: come ‘Work and Non Work’, questo capolavoro che non perde di fascino col tempo, allo stesso modo dei rapporti costruiti sulla roccia.
Tutto il gusto del mondo si è assemblato per essere utile allo scopo di quelle due esistenze: il pop gioioso del nord dell’Europa, un guizzo di gentile elettronica in understatement, i dettagli retrofuturisti di una tastiera incantata. Come gli Stereolab, si dissero assieme.
Non era scritto che la ragazza e il ragazzo si piacessero, non parevano promettere un futuro a se stessi, According to no plan. Il disco invece conquistò entrambi, si può dire al primo ascolto. Potere della musica.
Il ragazzo sta invecchiando scrivendo di musica, da casa, in una cameretta piena di libri (The book lovers), collegata con la Living room esattamente come i due brani fanno pensare l’uno all’altro. Chi avrebbe dotato di tali fascinose reazioni un disco pescato in casa d’amici, anni indietro?
La ragazza sta crescendo con la serena malinconia delle ragazze assennate d’oggi, di sempre. Guardandosi costantemente indietro, ripensando all’epoca trista che fu, come la giostra à rebours di The world backwards, che da sola varrebbe la trattazione.
Ora vivono a contatto. E parlano di loro, e scoprono altra musica. Con la certezza che niente e nessuno verrà a togliere la memoria di quel ch’è stato, in un giorno che sarà remoto, in compagnia dei sognanti Broadcast."

Amarezze. ‘Campo minato’ pare essere fra i blogger la preferita nel disco degli Amari; pur riconoscendone le preclare qualità, le antepongo both ‘Tremendamente belli’ e ‘Conoscere gente sul treno’, per non dire di ‘Bolognina revolution’… ma non è questo che importa: gli è che Gabriele-sempre-lui ha scritto un gran post partendo dalle liriche dei ragazzacci udinesi.

Bellino, dé. L’ottima Alice (la laureanda ‘oceanica’) mi ha fatto conoscere un brillante progetto di doppiaggi in stretto vernacolo livornese di alcune scene della storia del cinema… devastante!

L(a)ido. Che tenerezza passeggiare sulla croisette sul lungomare direzione Excelsior, con a sinistra la decadenza finestiva dell’Adriatico in subbuglio sulla spiaggia liberty che neanche nel film di Visconti, e a destra stuoli di teen che stanno cinque ore ad arrostire in attesa del passaggio di Johnny Depp ma si accontentano anche di sbirciare da lontano Riccardo Scamarcio, che pare un nome da salumiere e invece, a sentire Violetta, "è il secondo tentativo in vent’anni di lanciare un attor giovane italiano puntando sulla bellezza è il secondo tentativo di lanciare un attore in quanto che è effettivamente bello bello "…

From Zlatan’s land. Con la Svezia è come andare a pesca: si sistemano le reti, ci si siede a contemplare, e i pesci vengono su da soli. Dal passato, come questa pagina con copertine da lacrima; dalle arene, come il portale della musica dal vivo di lassù (che veicola i link alle band per il pubblico di quaggiù, per cui la quale); dalla propaganda, come il trio Insert Coin, Nervous Nellie e Anna Frank.

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