Senza titolo 73

Lemming. Scrivo reduce da una esperienza sensoriale difficilmente definibile come quella di ieri sera al Teatro Fondamenta Nove. A conclusione della rassegna "Zazie A Teatro – Interconnessioni Metropolitane" si sono esibiti sul piccolo spazio in riva nord, fra il Casino degli Spiriti e la laguna aperta, questi illuminati avamposti della sperimentazione teatrale, di stanza a Rovigo. Di loro avevo letto anni fa per l’originalità delle loro performance, che coinvolgevano un massimale di pochissime persone, con vette di un solo spettatore -per rendere ogni pièce irripetibile e destinata solamente a quella unità che la sta vivendo… egotismo a manetta- nelle quali (era l’Edipo) venivano offerti latte, frutta e altri generi; la curiosità questa volta ha conciliato il loro approdare a Venezia e quindi alla mia portata, da tempo li consideravo un ‘must’. Sul canovaccio di ‘Porta Chiusa’ di Sartre, la rappresentazione si svolge in diversi piani personali e territoriali, rappresentando l’inferno in stanze buie e anguste, traghettando come Caronti i ventisei che eravamo da una cucina a una camerata, con gli attori davanti, dietro, sopra, di fianco a noi, a guardarci negli occhi e sentirli muovere nel più religioso silenzio. Penso che un musicista glitch avrebbe potuto catturarne i respiri. Sono spiriti di defunti vivi che parlano di noi, vivi defunti, e che non sanno riconoscere le proprie colpe di omicidi, accusandosi l’un l’altro di recitare la parte del boia -presente invero un inquietante sosia di Billy Corgan a fare da tramite fra i diavoli e i futuri tali. L’uscita dopo un’ora, nella quale lo spettatore cessa di essere tale ma viene sbattuto nell’intimo entro i muri non perimetrabili del subconscio e dell’afflizione. Questo è il Teatro che mi sento di poter difendere e diffondere in questa temperie, quello stesso degli antichi, che era docente e giudice al tempo stesso. Non scappate: dovunque voi siate, ricavate del tempo per loro; non hanno pari, e strabuzzare gli occhi non vi parrà mai più così naturale.

Un ragazzo. Pare che due delle mie principali fonte di benessere culturale, Yann Tiersen e Nick Hornby, si siano messi d’accordo per uscire contemporaneamente, a occuparmi gli spazi intasati della curiosità e della conoscenza. Dopo ‘Les retrouvailles’, di cui a breve troverò il modo di parlare, esce ‘Non buttiamoci giù‘, l’ultima fatica del Nearly God, che prende le mosse da un appuntamento concomitante con l’irreparabile giocatosi fra quattro persone del tutto all’insaputa l’una delle altre, e di come si ricomincia a vivere. Vabbè che propagandare Hornby in un blog autoreferenziale, narciso e sostenitore della musica pop e del pallone è come decantare le mirabilie dell’acqua calda, però si fa. Oh se si fa.

Anteprime. Che il nome dei Postal Service sia una specie di re Mida per attrarre ascoltatori e cacciatori di remix è ormai assodato, anche se Tamborello e Gibbard non si fanno sentire con proprie produzioni "a distanza" da due anni buoni (o cattivi); questo alla base della collaborazione(?) offerta ai tipi della Verve per una raccolta di rielaborazioni di standard degli anni che furono. Loro si sono cimentati con uno stravolgimento (è proprio il caso di dire) di ‘Little girl blue’ di Nina Simone: questi i risultati.

Da tempo si attendeva il nuovo Royksopp, che si chiamerà ‘The Understanding’ ed uscirà il 27 giugno. Intanto rendo disponibile il primo singolo, "Only this moment"… diventerà presto di massa…

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