Senza titolo 12

Apologia di ciclismo. Ieri si è conclusa una delle edizioni del Giro più strane degli ultimi anni, ove un promettente gregario ha scalzato il capitano della sua squadra, e vincitore designato, così come l’irlandese Roche nel 1987 con Visentini sul Gàvia (mi ricordo tutta l’epopea di quell’anno, con lo slam comprensivo di tour e il mondiale). Cunego è un atleta con forti qualità, non solo in salita, ma lungi dall’essere completo a cronometro (cede il passo) e in volata. Per quanto questo bloggo non consideri i velocisti puri dei ciclisti, ma solo fenomeni da baraccone. Cipollini e la sua sovraesposizione hanno delle forti colpe mediatiche in ciò. Al Giro del Trentino, proprio sulle strade di Simoni, aveva voluto dare una prova di forza che lo portò pure al successo, una sfida quasi offensiva, visti anche i dieci anni di differenza. Ma solo altrove (cfr calcio, Capello alla Juve in luogo di Prandelli) si preferisce l’esperienza, noto gatto che si morde la coda, alla freschezza e alla sventatezza della gioventù. Questa è una delle innumerevoli storie che la bicicletta sa partorire, una passione immanente alla storia dei paesi che attraversa. I cinquantamila del Pordoi o della Presolana, che corrono panciuti dietro a un carneade che vuol significare eccitazione, il rapporto ecologico di immersione nell’ambiente, la tappa nei piccoli comuni medievali ricordata negli anni a venire, la fuga solitaria di Sella verso Cesena, non sono altro che proiezioni agonistiche della quotidianità di vasti territori del mondo. Appena a sud di Chioggia le due ruote sono il pane, basta andare a Rovigo dove mi è capitato di sostare venerdì e si fa presto a verificare quanti aggiustatori di cicli, venditori di accessori e tubolari si incontrano. Città che gravitano su una piazza e una chiesa, un bar, gli anziani seduti fuori, le bici pretesche tutte nere, il resto del carlino, i vassoi di paste la domenica mattina. Le biglie sulla spiaggia, per metà versicolori per l’altra sempre con le stesse fotine appiccicate. Le scritte sui casoni di campagna, inneggianti a questa o quella squadra sponsorizzate da fabbricanti di cucine, si trovano ancora. Non è un caso che Cunego sia veronese e Sella vicentino. Questo sport mi appassiona da quando Moser-Saronni-Battaglin-Baronchelli, e Zoetemelk che vince sul Montello a quarant’anni. Non è per caso, o solo per mancata patente, che le auto da corsa non mi muovono che a uno sguardo distratto, coi loro inquinanti rumori di rombo, le rivalità abortite, gli ordini di scuderia, la mediocrità degli eccellenti, l’ambiente corrotto. Peggio, non capisco la follia collettiva degli ultimi anni per le moto e i motociclisti, scivolatori simulacri delle altre discipline fuse (auto e bici). In bici ci si affianca, si ha tempo e modo di parlare in corsa, di sbeffeggiarsi. Il ciclismo è cultura, vita, emulazione. Merito, tattica, energia. Viva il ciclismo, viva le staffette partigiane.



I Ragazzi Venuti Dallo Spazio. Nel cds dello Yé-yé figura come detto un outtake da un demo del ’97, il cui titolo campeggia in grassetto su questo quarto di post, e di cui vi porgo il testo, stante che non lo trovate da nessuna altra parte ::



Siamo venuti dallo spazio // con le palpebre truccate // per forzare cassaforti // in c*lare borghesie-eh // E paura non abbiamo // degli sputi della gente // dacci oggi il nostro pane // quotidianamente amaro // I ragazzi dello spazio // E se siamo differenti // E se abbiamo cuori uguali // Lecca piano, principessa // Queste vite terminali // E se cerchi l’astronave // Dentro parchi tutti neri // Se pulisci i finestrini // Se ti buchi nelle vene // Sei // caduto dallo spazio. // Siam tornati dalla Terra // per dormire finalmente // un amore nello spazio



Esercizi di stile 1.0 Se stasera sono qui, triste e bellissimo, è per vergare con inkiostro in blue il gomitolo di pensieri istantanei come polaroid che altrimenti si perderebbero per terra, e toccherebbe guardarsi (sotto) le scarpe per recuperarli. Al compimento del mio trentesimo anno non ho ancora imparato a tenere un segreto, e a non dire i fatti miei a un pubblico che non è propriamente di merda. Non sono patetico, non faccio tragedie greche, neanche quando do prova di vivere nel passato, quando c’era il Genio, la Ddr e altra roba persa. Per esempio ieri, domenica giorno di blog, accendo il player: è su un nastrone della discheria, do il fast forward di modo che passi subito a Nin-Com-Pop. (continua:::: >chi non si fosse ritrovat*, non è stato snobbat*. Semplicemente mi è stato difficile inserire il moniker o l’about del tuo blog, cosa che riuscirà con più lucidità nel prossimo futuro. D’altronde, è un abbozzo, un divertissement, una perdita di tempo, e si basa solo sui miei link o poco più. Ad maiora.)

Beautiful and clean, and very very young. Sono tornati nella cameretta, dopo accurata pulizia, i seguenti pupazzi: Gigetto, orso giallo privo di un bulbo oculare, con le orecchie smozzicate e il pelo rattrappito, datato maggio 1974 (battesimo); Bianca, pecora in ottime condizioni, datata 1974; Lilli, cagnolino di razza bastarda come il padrone, con collare rosso, datata 1975; Billi, cane con vestito scozzese, integro, datato 1975.

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