Senza titolo 283

avvertenza: questo è un post tifoso.
i cultori di fedi avversarie potrebbero risentirsi


Sempre di domenicA.
Finisce questo precampionato estenuante, queste chiacchiere da bar per lasciare spazio ad altre chiacchiere da bar, appena più fondate. Nei blog degli intertristi e in quello dei granata ognuno si fomenta a suo modo, mi arrivano mail da Genova che gloriano colpi di mercato strappati alla controparte, e chi sono io per non farmi trasportare in questa saga del ridicolo? Qualche aneddoto flash corredato dalle relative immagini iutùb, nell’attesa che venga quel giorno: domani ore 20:30, stadio Olimpico di Torino, Juventus-Livorno.

La Madre di Tutte le Partite (Udine, 5 maggio 2002).
Non spreco tante parole ché anche i sordi mi hanno sentito paragonarmi al Maresca in quanto tenutario della radio nel mio spicchio di curva ("attenzione! attenzione!"). La mattina volevo vendere il biglietto "perché, tanto..:", alle 18 mi trovai campione d’Italia all’autogrill di Gonars mentre AntonioConte-è-il-nostro-capitano indicava alle telecamere il vero obiettivo dei suoi strali: tale Materazzi -ora in rimessaggio- che blandiva i laziali al motto di "vi ho fatto vincere uno scudetto" (alla faccia delle ladrate, eh Collina della monsonica Perugia 2000?). Il tempo di scendere afono dalla tangenziale cosparsa di corriere bianconere, e subito Lo Zio (per antomomasia) mi traghetta a vedere i Notwist con Styrofoam nel loro anno di grazia. Se non è stato il paradiso, poco ci mancava.

Juventus – Ajax, finale di Coppa Campioni 1996.
Tutti a casa mia, dai. Come ai mondiali d’America. La sera di Atene 83 piansi, a nove anni è anche ammissibile, snobbavo la torta allestita da mio zio pasticcere con scritto Forza Juve Campione d’Europa in lentine di cioccolato e cioccolato bianco finché non mi ha placato l’Architetto, pure lui tifoso deluso. Tredici anni dopo non volevamo saperne di risultati analoghi. Dominio, energia, lippismo e fair play dei grandi olandesi: i rigori in poggiolo, abbracciato a Luca -gran chitarrista wave- coi volti girati rispetto alla tele. L’esplosione per Jugovic, il corteo in lungomare, Gabriele sopra il monumento per mettere la sciarpa al marinaio.

Juventus – River Plate – coppa Intercontinentale 1996.
Di mattina, in Giappone, a dicembre. All’epoca Tele+ l’avevano giusto quei quattro bar, tra cui la sala biliardi dell’Astoria. Luogo in cui mi rassegnavo a vivere i sabati aspettando che gli amici giocassero -mai capito niente di biliardi, non so manco cosa significhi la palla 8 e perché me la ritrovo nelle icone di tanti sbarbi- prima di andare al Tiffany, con l’autoreverse. Ci ritroviamo in tanti quella mattina, certi eventi capitano di rado. Si giochicchia, titic e titoc, basta rigori per carità, non li reggo, quando Alex cava il coniglio dal buco a dieci minuti dalla fine. Sul tetto del mondo, solo noi solo noi tutte le coppe le abbiamo noi.

Milan – Juventus 1-6, stagione 1996-97.

Eravamo al Balabuska, dove andavamo sempre a vedere il posticipo serale quando in A c’era la Reggiana, la Cremonese, il Padova. Il gestore un amico milanista, fu molto comprensivo. Anche perché costituivamo il grosso del suo pubblico, dall’alto del nostro rappresentare il 30% degli italiani. Una volta, anni dopo, mi portò pure in curva a San Siro per un Milan-Chelsea, complice un abbonamento omaggio. C’era da attendersi la prestazione monstre, ma non a quel punto: al 3-0 di Jugovic saltammo in piedi all’unisono come un sol uomo, una ola involontaria diede il via ai cori più fragorosi e ubriachi. La McEwan’s scura sapeva fare il mestiere per cui era stata prodotta, con sentori di liquerizia.

Barcellona – Juventus 1-2, coppa campioni 2003.
A Venezia per motivi che mi sfuggono, forse un inutile digei set o un vernissaggio o la peggiore delle sere in cui darsi appuntamento. Cammino nervoso per la fondamenta di Rio San Felice, lascio sulla destra il ponte senza spalliere e mi trovo alla Misericordia. La radio va e viene, le batterie intendo, capisco solo che l’Inter sta resistendo 0-0 a Valencia (sarebbe stata eliminata dal Milan nel turno successivo) e che noi siamo ancora in bilico a Barcellona. Arrivo a Piazzale Roma, monto in corriera e l’audio non va più. Imprecazioni poco urbane. Per fortuna c’è qualche pendolare, compagno di viaggio, che dalle proprie cuffie esplicita il goal del panterone Danubio, su cross di quel Birindelli che vedrei titolare anche quest’anno. E vai, mai l’ora di corriera fu più entusiasmante.

Milan – Juventus 0-1, campionato 2004-2005. L’anno di RossoAlice, le partite in diretta sul pc, la rivoluzione copernicana chiamata comodità. Arriviamo alla sfida decisiva -dopo aver rubato quella dell’andata, con due rigori non dati ai rossoneri- senza l’innominabile (omissis), squalificato per tre giornate. Siamo sfavoriti, ma la coppia d’attacco titolare fa il miracolo: rovesciata di Alex, colpo di testa impavido di Trezegoal, il sorriso, il suo.

Roma – Juventus 1-4, campionato 2005-2006. "Quattro, vai a casa" disse Totti al povero Tudor un paio di anni prima. Si era già vinto a Roma, con due reti contestate, ma così era proprio come nella nemesi. Mancava solo Igor, a sventolare in faccia al burino le quattro sventole, e avrei voluto vedere se costui si sarebbe opposto al nostro colosso. Maxima goduria, nel bar della Mater Domini.

Piacenza – Juventus 0-1, campionato 2001-2002. A poche giornate dalla fine rincorriamo la meritevole Inter di Cuper e la solita Roma di Capello e Cassano: nell’ostico Garilli il risultato non si sblocca, mentre la capolista vince a Verona sul Chievo. In un minuto, Pavelone Pallone d’Oro fionda tutta la sua rabbia in porta, e i pandori gialloblù pareggiano la propria gara. Il titolo fu vinto là, prima ancora che il 5 maggio.

Cremonese – Juventus 0-1, campionato 1994-95. Dieci anni senza vittorie, a parte una Uefa strappata ai viola. Non che ci si sputi sopra, però i dieci anni formativi della mia vita, dagli 11 ai 20, senza il becco di un titolo tricolore. Il cubo si ricompone con la regia di Paulo Sousa, le corse di Di Livio, i freni di Torricelli e Kohler, la gioventù di Del Piero, la forza di Ravanelli, le mani di Peruzzi, e soprattutto Luca Vialli. Qua rovescia una palla nella rete che gonfiava da ragazzino, e altre così lungo il campionato, compresa una corsa da centrocampo nella porta della "sua" Samp.

Fiorentina – Juventus 1-2, campionato 2005-2006. Non so risalire storicamente al motivo per cui i tifosi di Firenze -città maltrattata più di ogni altra dalla "giustizia" sportiva- ce l’abbiano con noi. Forse è ancora antecedente al campionato 81-82, quando pareggiarono l’ultima di campionato a Cagliari rivendicando una rete valida(?) di Ciccio "Cervia" Graziani, vanificando l’ipotesi spareggio. Il mio compagno delle elementari Lorenzo scelse quell’anno per avvicinarsi al pallone, tifando viola: vi sono quelli che nel 77 erano del Vicenza senza risiedere nella città del Palladio, eh. Comunque, la sfida coi viola la si sente sempre, specie se è bella a vedersi e se il risultato ci arride, come in questo caso con Camoranesi.

Vale inserire anche le "gufate"? Ma sì, dai.

Roma – Lecce 2-3, campionato 1985-86. Alla penultima siamo a pari punti, il 20 aprile fa già caldo e passeggio con mia madre in lungomare. Radiolina all’orecchio, ovviamente: non mi aspettavo certo il trionfo di Beto Barbas all’Olimpico di Roma… per conto nostro, una rete di Laudrup al Milan preberlusconiano e ci portiamo a +3, ovvero scudetto virtuale. Allenatore della Roma era lo sciupafemmine Eriksson, che ora con la seconda squadra di Manchester fa soffrire il mio United.

E due delle tante volte con cui l’Inter ci ha fatto godere.

"proprio bella ‘sta maglia, neh"

Buon campionato a tutti, e forza Juve (29 is the reason).

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