Senza titolo 136

These are the days of our lives. La maestra ci faceva cantare, ma io non capivo le parole. Così mi mandava fuori in corridoio e il più delle volte vi incontravo Luca.
Era facile andarci d’accordo: fin da piccoli a correre (si fa per dire, ché eravamo e siamo i ‘lenti a contatto’) dietro a un pallone, a spulciare gazzette, a fanta(sticare) calcio. E molto altro, oh sì: lampo e tuono.
Torneini da oratorio dove se bestemmiavi erano cinquecento lire di oblazione, cosa che portava al reitero della bestemmia. Alle medie nello stesso plesso, al sorteggio dei gironi del liceo, giù della tromba delle scale, l’abbraccio: "siamo in classe assieme!"… E ne ebbe da faticare, la Br*sadin di filosofia, una che per vestirsi scuoiava puffi pelosi, per separare di banco me e il Puffo… dentro la stessa, solidale compagnia immarcescibile dei diciassette anni, in motorino sempre in due, un maneggio un fast food e il Privé (il meglio che c’è, diceva Pagnoca). Quella notte a Jesolo ad aspettarlo, ché le chiavi dell’auto le aveva lui… (te ricordistu?).
E la musica, cazzo, la musica. Una certa elettronica. La neve di Firenze per andare ai Radiohead, pareva dovessimo fare il giro del mondo per tornare indietro, la Primera si stordiva di Thom Yorke e al ritorno la strada era sgombra. L’Arena di Verona, 30 maggio 2001, stessi attori. Al Delle Alpi per un derby sanguinoso appena morto mio nonno. Finali di Champions vinte quando viste a casa mia, perse quando viste a casa sua…  per lui le prime telefonate il 5 maggio, da Udine, prima di volare scudettati a vedere i Notwist… Italia-Nigeria, in venti qua da me, il bandierone del Vigile lungo quattro piani, e una colonna sonora indimenticabile. (E voi, dove l’avete vista Italia-Nigeria?). A ogni sms, un pezzo di storia che ritorna. D’altronde, a xe fio del capitan Lucio…
Fra un’ora Luca porta all’altare la sua Alessandra. A Sant’Andrea, a Vigo. Vale a dire a casa, per noi che a ‘Marina’ proprio non amiamo stare (e Luca a Ciosa ci torna, oh yeah). L’Alessandra che è bella, bibliofila e juventina… ditemi se non era cosa per lui, da subito…
Vado a vestirmi. E, scusate, un po’ mi viene da piangere, per questi due fratelli. Che meritano ogni bene.

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