Senza titolo 40

La legge di Murphy applicata all’indieblogging. Se si prevedono quattro possibili modi in cui Splinder può andar male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto. Lasciato a se stesso, il blog tende ad andare di male in peggio. I troll sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedirgli di nuocere. Le spillette che cadono vengono danneggiate in proporzione al loro valore effettivo. Quando si va a un live all’aperto e piove, diluvia. Le canzoni indie sono sempre capite dagli altri in maniera diversa da come le concepisce chi le fa. Se si fa un roster per un festival con l’assoluta certezza dell’approvazione di tutti, a qualcuno non piacerà. Una volta che si è pasticciato qualcosa col template, qualsiasi intervento teso a migliorare la situazione non farà altro che peggiorarla. Prima tracciate gli istogrammi di Shinystat che vi servono, poi trovate i blog che corrispondono. Qualsiasi aggregator prima o poi cade a pezzi. Sotto pressione, la creatività dei musicisti indie peggiora. La fuffa costituisce il 90 per cento di tutto. Per quanto uno cerchi e si informi prima di comprare un qualsiasi cd in Rete, lo troverà a minor prezzo da un’altra parte non appena l’avrà acquistato. Le probabilità che un indieblogger incontri una indieblogger attraente e disponibile aumentano in proporzione geometrica quando è con: 1) la fidanzata; 2) un blogger più ricco e famoso; 3) un contrattualizzato per una indie label. Ciò che davvero conta è il nome che si riesce a dare ai fatti, non i fatti in sé.

(moventi: il tentativo di scrivere un post vanificato tre volte da errori irreversibili nel server e nel mio sistema; l’insolenza decerebrata di una briciola quasi infinitesimale ma fastidiosa di blogosfera, born to be useless.)

Subfolder. Da lungo tempo coltivo una cartella dei ‘documenti’, con alterni contributi ma mai dimenticandola: è quella delle frasi, citazioni, pensieri altrui, relativi ad argomenti sui quali sono in accordo, ma che evidentemente non saprei esprimere meglio di chi li ha formulati. E non sempre si tratta di illustri: campeggiano nomi di amici, sconosciuti, semplici passanti. Ieri per esempio, rintracciando poche bellissime frasi di Gabriella Leto in un vecchio post di Aryel, ho provveduto a riaprire la cartella per inserirle. E mi sono fermato a leggere quanto raccolto in questi anni. Ecco qua, à rebours.

Non so più cosa sento/ Perduto ogni concetto/ vorrei non vorrei ti accetterei per quello che non sei/ come si prende a volte da un cassetto/ il più abusato – il più liso indumento. (Gabriella Leto) ### A spasso coi tempi. (Renato S. Mancini) ### cosa resta da aggiungere ad un narratore che non abbia già detto l’attore… non mi resta che scomparire chiudere l’opera e morire. (non mi ero premurato di segnarne l’autore, accidenti. ndE) ### Nella anabasi del mio incarnato, scorgo domìni d’odio inanellati. (idem) ### Penso sia carino essere in grado di padroneggiare una ginnastica verbale e tenere in esercizio la testa, e può non avere nulla a che fare con il lavoro dell’arte. (Frank O. Gehry, architetto) ### L’arte non è uno specchio per riflettere il mondo, ma un martello per cambiarlo. (Majakovskij) ### Non cerco mai nell’arte in genere uno stato di riposo. (de Kooning, "irascibile" della scuola di New York) ### Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore. che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace, che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell’istinto del mio mestiere. (Pasolini) ### come sto? mai stato. (non ricordo l’autore, ndE) ### la maniera migliore per attraversare indenni le vacanze estive (o la vita) è sviluppare un atteggiamento di non-resistenza al mondo. Come fanno i poeti, le lucertole, le croci al sole. Sì, forse è proprio questo il vero senso della lotta. (Francesco Bianconi, Baustelle) ### Venezia è il privilegio di un isolamento. Qui puoi davvero sognare, e puoi anche crepare con i tuoi sogni. Come si fa a non morire dei propri sogni, renderli abbastanza reali perchè non ci accechino e abbastanza irreali perchè siano veri? Forse tutto questo dovremmo sognarlo. Astrarre è sospendere temporaneamente, isolare ed isolarsi. Sospendere un codice significa anche quindi de-territorializzare, sciogliere temporaneamente i vincoli tra i soggetti di un àmbito, e tra quell’ambito e tutti gli altri ambiti. Scioglierli per poi, eventualmente, ricostituirli. Voliamo più in alto di come ci siamo mai immaginati, e ovunque potrà esserci Venezia. (Edoardo Luppari, Attualamente) # (e però… ndE:) non si può abusare del privilegio dell’isolamento. (Theodor Adorno, Minima moralia) ### Molti affetti sono abitudini o doveri che non troviamo il coraggio di interrompere. (attribuita a Montale) ### Venezia e’ un imbroglio che riempie la testa soltanto di fatalità, del resto del mondo non sai più una sega, Venezia e’ la gente che se ne frega. (Guccini) ### No ti xe mai migliorà. (Matteo Vianello, rivolto a me) ### Sono Corto il maltese, figlio di una gitana andalusa e di un marinaio bretone, nato nell’Isola e trascinato in Laguna. Porto dentro me il calcante fuoco della profezia e la costante incertezza della marea, il crespo furore dell’onda e la piattezza stagnante della deriva. Sono Corto. Maltese. Sono nato nell’Isola. Sfuggirò alla laguna. (…ma neanche per idea! ndE – comunque, Hugo Pratt) ### la vita mi ha stropicciato / avevo solo voglia di sentirmi perso / nella feriale assenza nata in questo luna park… (Laghisecchi) ### aspetto il pomeriggio cosi’ posso aspettare la sera. (Benedetta, sorella morale) ### così il tempo vola, con le chitarre. I carillon, i romanzi, le lucine che lampeggiano, i telefoni, gli indirizzi, le etichette, i capelli che si tagliano quando arriva l’estate. E io non so chi sono, chi siamo, perchè vi amo così. Morire in una canzone, stanotte. Ma quale? (sempre Benedetta) ### prima io scappo e tu insegui, poi viceversa, come canta la carmen "se tu non mi ami, io ti amo". E queste parole che significato hanno? Sono cosi’ convenzionali. Io non le userei perchè vorrei che il nostro fosse un mondo diverso. Eccezionale. Tu vuoi la normalità, o no? (ancora lei) ### se ci sarà una replica, beh, non mi avrete tra gli spettatori. Flaianamente: filosofia del rifiuto. Scriverò, polemizzerò, perchè è questo quello che voglio fare quando voi sbagliate. Perchè sbagliate tanto, come noi. Sotto di voi. Sbagliate. cazzo, se lo fate. Oh, oh. Mi sto arrabbiando per qualcosa che deve ancora avvenire. (idem) ### sono (siamo) uscita. Non è plurale maiestatis. (again and again…) ### …in fondo al cuore sono lieto che il cielo e la volontà dei miei mi abbiano fatto nascere veneziano… (Federico Fontanella) # …continuerà… grazie ai contributori, e a quell* ventur*.

Like a smoking radio in front of me. Domani dalle 22 alle 24 gli ottimi Franklin Dèlano saranno ospiti negli studi di DiRadio, emittente padovana, per due ore nelle quali oltre a spiegare genesi e svolgimento dell’ultimo lavoro uscito per Madcap Collective, suoneranno i loro pezzi -e magari, chissà, altre chicche- in chiave più o meno acustica. Si potrà seguire nel basso veneto alla frequenza 88.700 MHz, oppure attaverso lo streaming (ma due settimane fa, coi Non Voglio Che Clara, non si sentiva, e i tre inediti eseguiti in studio furono privilegio di noi pochi privilegiati, e che rabbia non aver apprestato una cassetta…), oppure assiepandosi in via Cernaia 84.

Un dovere civico. E giovedì su La7, alle 21:30, andrà in onda la seconda puntata di Passato Prossimo, la pregevole inchiesta di Alberto Nerazzini nei luoghi e nelle pieghe della Memoria. Il tema specifico sarà l’occultamento delle indagini giudiziarie sulle atrocità nazifasciste avverso la popolazione civile nell’Italia occupata. Una rappresaglia che comportò diecimila vittime ma che spesso se non sempre è passata sotto silenzio, anche per le colpe di chi ha preferito rimuovere. Solo oggi si aprono processi nei tribunali italiani, mentre per sessant’anni esecutori di stragi sanguinose (Bolzano, Pedescala, Sant’Anna, Boves, Cravasco, Malga Zonta, …e nel nostro particulare, Cavanella D’Adige) si sono rifatti impunemente una vita e una verginità morale in Germania o in paesi accondiscendenti come Argentina e Cile. Non solo il benemerito Centro Internazionale Wiesenthal, ma anche oscure attività giornalistiche hanno facilmente reperito in vita i responsabili di tutto ciò: evidentemente la sabbia del deserto etiopico che si è andata a conquistare è servita ai posteri, rettori di questo stato che fu vittima, per occultare accuratamente. Grazie a testimonianze candide e decisive, Nerazzini ricostruisce un quadro inquietante di oblìo e omissione, ripresentando con la consueta riconosciuta professionalità e profondità un inferno che si è cercato in ogni modo di ridiscutere secondo la vulgata terzista (meglio, qualunquista) del ‘tutti uguali’. Occhi ben attenti, concentrati: non è affare di ogni giorno, tantomeno nella squallida globalità televisiva generalista che conosciamo e deprechiamo. Per una volta che il messaggio che arriva è altro, lasciarlo correre sarebbe autolesionista.

 

Precedente Senza titolo 39 Successivo Senza titolo 41

I commenti sono chiusi.