Senza titolo 6

Silvio Banana Show. Gran sollazzo, si fa per dire, al disoccupato è stata nel pomeriggio la silvica visione silviana nei due rami del parlamento. Da quando D’Alema -sì proprio lui- lo sbeffeggiò parlando delle tv di proprietà del governo (‘in Romania, non in America!’ correva l’estate 1994) cerco di non perdermene uno, di questi periodici rendezvous con gli eletti, quando si tirano a lucido per impressionare grazie ai loro ghostwriter. Lo stakanovista delle orazioni, on. Maiale, è apparso smagliante e rubicondo a chi, annoiato, lo ha potuto seguire su due dei suoi sette canali. Ha esordito chiamando ‘personaggio’ il povero Vanzan, ha detto che siamo il terzo contributore della UE –non specificando in quale campo- e ha auspicato un governo interinale per l’Iraq. Interinale, sì, è pur sempre la sublimazione del precariato la cifra di questo, appunto, personaggio. Siamo il paese di questo e quell’altro, ha proferito, ci mancava poco dicesse d’o sole e d’o mare. Un Casini vescovile, anzi prelatizio, ha smistato il traffico degli interventi e dei buuu, e l’encomio sotto traccia all’ex sodale Mastella (‘grazzzie onorevole Mastèllla!’) pareva estorto al repertorio di Emma Coriandoli. I wannabe-zapateros se la sono cavata come da copione, il più convincente è stato Diliberto anche se ha usato il lemma ‘ignominia’ che non si sentiva più dai tempi di Don Milani. Ha concluso la prima manche l’ineffabile Adornato, più berlusconiano degli azzurri come si conviene a tutti i folgorati tardivi. Da qualche parte nel mio ponderoso archivio devo avere la propaganda che fece nel ’94, sfoggiando il quadrifoglio di Alleanza Democratica, ove invitava a un Ragiona, Italia. Eccolo là, per una sedia di terza o quarta fila, un collegio sicuro (San Donà, l’unico della provincia di Venezia a favorire le destre), qualche comparsata in tv, magari un po’ di patata o di bamba. Esaù pretese di più, in raffronto ai tempi. Ora stanno ancora blaterando al Senato, da sempre istituzione gregaria.

Salto mortale. Syusy Blady (e vabbeh, poveretta) e Patrizio Roversi (e va già meno pacifica, era lo stimato confidente di Cuore), progressisti con le radici nelle tv, dai viaggi -vagamente hippy- ben pagati attorno al mondo passano a condurre una non meglio specificata rubrica d’intrattenimento su Rete4. Come Fede. Solo che lei non è la Pedron, e neanche la Senette.

Non ci posso credere. Domanda infantile: a chi si ispirano da sempre gli Oasis? Bravi. E chi era il loro batterista? Bravissimi. Ecco: per le due date di Glastonbury, ma Noel Gallagher non esclude possa restare nel futuro, il batterista dei mancuniani sarà Zak Starkey, 38 anni, figlio di Ringo Starr.

(Mi sento più livoroso del solito. Vorrei avere un capro espiatorio. Che so, Klaus Davi.)

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